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Rapporto con il cibo

Mangiare è un atto quotidiano, vitale. Proprio per questo, quando il rapporto con il cibo diventa fonte di pensieri intrusivi, tensione o senso di colpa, la fatica è costante e profonda.
Il cibo può diventare uno strumento di controllo, un anestetico emotivo, un rifugio. Oppure trasformarsi in un nemico: qualcosa da evitare, misurare, temere. La difficoltà non riguarda solo che cosa si mangia, ma come e perché: si mangia in segreto, in fretta, senza appetito, con vergogna; a tutto questo si intrecciano emozioni potenti di ansia, rabbia, tristezza, vuoto, bisogno di controllo o desiderio di conforto.

Come intervenire? 

La psicoterapia può offrire uno spazio sicuro per dare voce a questi vissuti, comprendere i circoli viziosi che intrappolano e iniziare a scioglierli. Per tornare a vivere un rapporto più libero, gentile e autentico con il cibo. Per tornare, davvero, a nutrirsi.

Studio 3: visuale scrivania

Quando chiedere aiuto?

  • quando il cibo è fonte di ansia, tensione o pensieri ricorrenti;

  • quando alterni momenti di controllo e perdita di controllo nell’alimentazione;

  • quando mangi per calmare emozioni o per “riempire” un vuoto;

  • quando provi senso di colpa o vergogna dopo aver mangiato;

  • quando hai rituali rigidi o regole alimentari molto stringenti;

  • quando ti capita di mangiare in segreto o con urgenza;

  • quando il tuo umore dipende da quanto “bene” o “male” pensi di aver mangiato;

  • quando ti pesi molto spesso, anche più volte al giorno;

  • quando hai ricevuto diagnosi per un disturbo del comportamento alimentare;

  • quando vuoi riconnetterti al corpo e al gesto del mangiare in modo più consapevole.

A chi mi posso rivolgere?

Federica Sassoli StudioVitae.jpeg

Psicologa e psicoterapeuta

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