Rapporto con il cibo
Mangiare è un atto quotidiano, vitale. Proprio per questo, quando il rapporto con il cibo diventa fonte di pensieri intrusivi, tensione o senso di colpa, la fatica è costante e profonda.
Il cibo può diventare uno strumento di controllo, un anestetico emotivo, un rifugio. Oppure trasformarsi in un nemico: qualcosa da evitare, misurare, temere. La difficoltà non riguarda solo che cosa si mangia, ma come e perché: si mangia in segreto, in fretta, senza appetito, con vergogna; a tutto questo si intrecciano emozioni potenti di ansia, rabbia, tristezza, vuoto, bisogno di controllo o desiderio di conforto.
Come intervenire?
La psicoterapia può offrire uno spazio sicuro per dare voce a questi vissuti, comprendere i circoli viziosi che intrappolano e iniziare a scioglierli. Per tornare a vivere un rapporto più libero, gentile e autentico con il cibo. Per tornare, davvero, a nutrirsi.

Quando chiedere aiuto?
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quando il cibo è fonte di ansia, tensione o pensieri ricorrenti;
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quando alterni momenti di controllo e perdita di controllo nell’alimentazione;
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quando mangi per calmare emozioni o per “riempire” un vuoto;
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quando provi senso di colpa o vergogna dopo aver mangiato;
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quando hai rituali rigidi o regole alimentari molto stringenti;
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quando ti capita di mangiare in segreto o con urgenza;
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quando il tuo umore dipende da quanto “bene” o “male” pensi di aver mangiato;
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quando ti pesi molto spesso, anche più volte al giorno;
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quando hai ricevuto diagnosi per un disturbo del comportamento alimentare;
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quando vuoi riconnetterti al corpo e al gesto del mangiare in modo più consapevole.
A chi mi posso rivolgere?
Psicologa e psicoterapeuta


